Ansia in mezzo agli altri?
Ecco alcuni consigli per sentirti più a tuo agio!

Tutti noi, più o meno, in diverse occasioni, abbiamo sperimentato cos’è la timidezza: siamo preoccupati e nervosi in contesti sociali ( magari diventiamo anche rossi), ci inibiamo o evitiamo situazioni in cui temiamo il giudizio altrui che, secondo noi, sarà quasi certamente negativo. Questo, ovviamente dipende da una scarsa autostima, per cui riteniamo di non avere le capacità, le qualità e gli strumenti per fronteggiare quella situazione che, pertanto, è meglio evitare. Tuttavia questo innesca un circolo vizioso in cui l’autostima diminuisce ancora ed aumenta la paura di non essere accettati. Questo meccanismo è proprio anche della fobia sociale e questo permette di pensare alla timidezza inserita nel più ampio spettro di “ansia sociale” che va dall’estremo della normalità, in cui non porta sofferenza ma solo disagio minimo, all’altro della patologia, con condizioni estremamente disagevoli come la fobia sociale o addirittura il disturbo evitante di personalità.

Più che di timidezza, scientificamente, si dovrebbe parlare di ansia sociale. Le persone che soffrono di questo problema temono di poter dire o fare cose imbarazzanti e di essere giudicate ansiose, impacciate, stupide o fragili.
Secondo molti autori (Beck et al., 1985; Liebowitz et. al., 1985; Lucock e Salkovskis, 1988; Mattick et al., 1989) alla base del problema c’è, generalmente, la paura di essere giudicati negativamente. Questi timori possono essere presenti solo in alcune situazioni sociali o nella maggioranza di esse. Per non provare disagio, la persona timida cerca in tutti i modi di evitare gli eventi sociali e, quando è costretta a parteciparvi, si sente imbarazzata, impacciata, affaticata e desiderosa di andare via. Spesso chi ha questo problema crede di non essere in grado di contenere le proprie emozioni di paura e vergogna, pensa che anche gli altri le noteranno e che, per questo, la giudicheranno negativamente. Immagina la disapprovazione, la derisione, il rifiuto o la pena degli altri con vero terrore! Le emozioni che maggiormente sperimenta sono, dunque, l’ansia, la paura, l’imbarazzo, la vergogna e il senso di umiliazione. La paura di essere giudicati negativamente può essere, talvolta, così forte da essere accompagnata da evidenti segnali d’ansia come palpitazioni, tremori alle mani o alle gambe, sudorazione, malessere gastrointestinale fino a diarrea, tensione muscolare, confusione. A questi sintomi si associano spesso anche le reazioni tipiche della vergogna: rossore in viso, postura dimessa, desiderio di sfuggire allo sguardo degli altri o di “sprofondare”. Le situazioni più temute da chi soffre questo problema sono: feste, cene, frequentazione di locali, acquisti nei negozi, riunioni di lavoro, svolgimento di attività quotidiane in presenza di altre persone (es. conversare, mangiare, bere, scrivere, guidare, utilizzare il telefono o il computer). Il disturbo, quindi, può risultare molto limitante: la persona può evitare tutte le occasioni che implicano un confronto sociale, per paura di essere giudicato per come parla, come mangia, come si muove, come cammina, etc… .

In alcune occasioni, l’ansia può diventare così intensa da ostacolare realmente la persona nello svolgimento dei suoi compiti. Durante una riunione, ad esempio, potrebbe sentirsi così tanto in ansia da essere davvero poco chiara nell’esporre dei concetti. Se la persona percepisce di essere diventata rossa in viso, si può vergognare del proprio rossore, cioè si può vergognare di vergognarsi ed in questo modo il rossore non potrà che accentuarsi. Il concentrare l’attenzione sull’aspetto somatico dell’emozione, quindi, innesca un circolo vizioso che produce un aumento delle sensazioni che si vogliono contenere. In molti casi le persone timide tendono ad evitare le situazioni che giudicano imbarazzanti. I motivi dell’ evitamento possono essere diversi: si può provare un’ansia così intensa da ritenerla ingestibile o si può essere stanchi di affrontare situazioni in cui si lotta contro la propria sensazione di inadeguatezza. In alcuni casi gli evitamenti possono esitare nell’isolamento sociale. Per tenere sotto controllo l’ansia e l’eventualità di essere giudicati negativamente, spesso si possono utilizzare comportamenti che secondo la persona fungono da “protezione”. Ad esempio si può scegliere di non togliere la giacca in un ambiente caldo per non far vedere che si suda, creando, così, le condizioni per sudare ancora di più e sentirsi ancora più in imbarazzo. Dal punto di vista sociale i timidi hanno meno probabilità di avere relazioni sociali e sentimentali rispetto alla maggior parte delle persone. Nei casi più gravi la persona si può isolare completamente.

Alcuni consigli per affrontare il disturbo:

  1. Imparare a rilassarsi. Le persone che presentano questo problema sperimentano spesso ansia in conseguenza del timore di essere giudicati negativamente nelle situazioni sociali. Mantenere basso il livello d’ansia quotidiano permette all’ansia di non crescere troppo di fronte a situazioni nelle quali ci si sente particolarmente a disagio. In questo caso può essere utile apprendere una qualsiasi tecnica di rilassamento (vedi l’articolo “Ansie e Tecniche di rilassamento) che aiuti a dissolvere la tensione e a sentirsi più rilassati.
  2. Correggere il proprio modo di pensare. “Chissà cosa pensano di me!”; “E se faccio una figuraccia?”; “Se apro bocca sicuramente rischio di dire scemenze”; “Sono talmente ansioso che sicuramente rischio di cadere!”. Pensare in questo modo produce emozioni spiacevoli come l’imbarazzo, la vergogna, il disagio e l’ansia, ed inoltre, ci programma proprio ad agire in quel modo, in base ad un meccanismo molto noto in psicologia con il termine di “Profezia che si Autoavvera”. Facciamo un esempio. Se si pensa che se si apre bocca si farà una figuraccia, sicuramente si tenderà a rimanere in silenzio, sperimentando ansia e disagio, tutte le volte che si avrà voglia di dire qualcosa. Rendersi conto di quello che si pensa in presenza di alcune situazioni, farà acquisire consapevolezza rispetto al proprio dialogo interno, spesso disfunzionale! Proviamo pertanto a sostituirlo. Anziché pensare che “quello che dico sarà fuori luogo” ci si può convincere che “se dico quello che penso non necessariamente sarà un disastro. Forse qualcuno potrà non condividere il mio punto di vista, ma qualcun’altro potrà, invece, essere d’accordo!”. Esercitarsi a riconoscere i propri modi sbagliati di ragionare e sostituirli con modalità più positive e funzionali costiruisce un ottimo inizio per sentirsi meglio e convincersi a rischiare!
  3. Aumentare le proprie interazioni sociali. Per combattere la propria timidezza è utile iniziare ad esporsi, in modo graduale, alle situazioni in cui ci si sente a disagio e in imbarazzo. In questo caso il suggerimento è quello di scrivere una lista delle situazioni sociali temute e maggiormente evitate classificandole in ordine, da quella più lieve a quella più grave. A questo punto si può iniziare ad esporsi a partire dall’evenienza considerata meno grave. Quando si decide di affrontare una situazione è importante ripetere spesso l’esposizione e rimanere in quella condizione per un tempo sufficiente affinchè il disagio possa diminuire.

Se nonostante questi suggerimenti il problema rimane, è opportuno valutare l’ipotesi di rivolgersi ad un professionista. L’ipnosi si rivela molto utile nel trattamento dell’ansia sociale: essa abbassa in tempi relativamente brevi la quota ansiosa, permette di rivedere le proprie convinzioni e modificarle altrettanto velocemente, e di sviluppare nuove competenze sociali e relazionali, ma non solo… PERMETTE DI VEDERCI E SENTIRCI DIVERSI, CORAGGIOSI, GRINTOSI, E DETERMINATI!!!
Un abbraccio… Dr.ssa Simona Colombi